Yggdrasill, il frassino cosmico

«So che un frassino s’erge
Yggdrasill lo chiamano,
alto tronco lambito
d’acqua bianca di argilla.
Di là vengono le rugiade
che piovono nelle valli.
Sempre s’erge verde
su Urðarbrunnr.»
[(Edda poetica – Völuspá – Profezia della Veggente)]

Óðinn, mentre era alla ricerca della sapienza superiore, incappò in un albero, un frassino, pare. E vi rimase appeso per nove giorni e nove notti consecutive, sacrificando così “sé stesso a sé stesso”. Il frassino (secondo altri un tasso o una quercia) era l’albero cosmico che sorregge con i suoi rami, appunto, i nove mondi. Fra questi vi è quello degli Elfi, dei Giganti, dei Vani, del Gelo, del Fuoco, dei Nani, dei Morti, degli Asi ed, immancabile, quello degli Uomini.

Yggdrasill

Il frassino è immenso, sorregge nove mondi, affonda le sue tre radici sulla terra (e ciascuna si abbevera da una fonte diversa), sprofonda fin negli inferi e sostiene l’intera volta celeste. L’albero è anche il luogo di ritrovo dell’assemblea quotidiana degli Dèi che vi giungono cavalcando l’arcobaleno.

L’albero cosmico ospita (come ogni buon albero che si rispetti) anche animali. Sulle sue radici alberga il serpente del nero abisso, che morde e consuma le radici dell’albero (e credo stia facendo un egregio lavoro in questo periodo…). Il serpente è anche aiutato da suoi simili e la fine del mondo (Ragnarok) è per questo vicina: le radici del frassino sono marce e malate.

Più in alto l’albero ospita una capra ed un cervo. Dalle mammelle della prima scorre senza fine Met (l’idromele… neanche a dirlo, bevanda sacra agli Dèi), mentre dalle corna del cervo zampilla l’acqua che alimenta tutti i fiumi del mondo (che dipartono da una “sorgente universale”, Hvergelmir, che è anche una delle sorgenti alla quale si abbeverano le radici dell’albero stesso). Il cervo non è solo, quattro suoi simili, più in alto fra le fronde balzano fra i rami dell’albero cosmico e ne brucano le foglie.

In cima al frassino troviamo un aquila con un falco posato fra i suoi occhi che passa il suo tempo ad ingiuriarsi con il nero serpente. Il portatore di questi scambi “bestiali” è il velocissimo scoiattolo che percorre incessantemente il tronco dell’albero facendo da messaggero delle offese fra i due animali. Poco lontano dall’aquila (sboccata) vi è un gallo dorato; il gallo che ha il compito di annunciare al mondo il Ragnarǫk, la fine del mondo (e che si sta schiarendo la voce con le prove ufficiali 🙂 ).

L’albero è fonte di vita, di sapere ed è fonte del destino: la sorte di uomini e dei è indissolubilmente legata a questo albero. Il suo marcire determina la nostra e la loro fine; l’incrinarsi de nostro ramo solo la nostra.

Trovando rifugio in questa leggenda norrena mi pare che qualcosa stia effettivamente mettendo a rischio la tenuta dell’albero; il frassino inizia a scuotere i suoi rami.

WU

PS. La rete è piena di riferimenti e descrizioni (oltre che di spunti per tatuaggi veramente carini) certamente migliori di questa dello Yggdrasill, per cui evito di includere link a caso…

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