…per il “solito ciclo” una parola al giorno… o meglio, una parola ogni tanto. Il suono non mi piace particolarmente ed anche il significato mi pare alquanto naive, ma d’altra parte non posso mica mettermi a sproloquiare solo di quello che mi pare a me (… o no? 😀 )
Inghilterra, fine del XVII secolo. E’ il periodo post rivoluzione industriale ed il mondo del lavoro stava cambiando per sempre (frase che sento quanto mai attuale…). L’umanità aveva scoperto le macchine; esistevano i telai meccanici e le macchine a vapore che potevano svolgere il lavoro che fino al giorno prima avevano svolto gli uomini.
Ovviamente una trasformazione (velocissima) del genere doveva avere una grande ripercussione anche a livello sociale. Nascevano i nuovi capitalisti ed i nuovi proletari. La terra era già stata in parte abbandonata a favore del lavoro nelle fabbriche ed ora anche il lavoro industriale sembrava messo a rischio dall’avvento della tecnologia. La popolazione si trova a che fare con una nuova realtà industriale in cui le macchine erano parte integrante ed i “nuovi industriali” cercavano un lavoro più intensivo, metodico, sistematico. Si separarono definitivamente i padroni ed i lavoratori.
In questo contesto, Ned Ludd (… chissà se mai esistito), nel 1779 distrusse in segno di protesta un telaio industriale simbolo della “rivoluzione delle macchine” in corso. Da allora Ludd divenne, nell’immaginario collettivo, il generale che guidava la rivoluzione dei lavoratori sfruttati dai padroni e sconvolti dalla rivoluzione industriale.
Il luddismo, movimento nato da tale gesto, guidò proprio molte delle rivolte di quel periodo contro l’ascesa dei padroni e delle macchine. Esplose specialmente nella classe dei lavoratori di calze e maglie al telaio che erano quelli che avevano sofferto di più la meccanizzazione del loro lavoro. Il movimento, inoltre, prese piede dove la separazione fra lavoratori e padroni era più esasperata e dove l’operaio si sentiva impotente ed insicuro al cospetto delle macchine.
I nuovi macchinari industriali, divenendo quindi il simbolo del nuovo sistema economico, furono oggetto delle proteste della popolazione. Il luddismo riuscì ad incanalare non solo il malessere dei lavoratori tessili, ma quello di molte fasce deboli della società che sfogarono tutta la loro rabbia sui padroni e sui loro macchinari.
Il termine è oggi sinonimo di ogni forma di lotta violenta contro il progresso, l’introduzione di nuove macchine, contro il padrone sfruttatore. Luddista è colui che è contro il mutamento tecnologico e manifesta in maniera anche violenta la sua resistenza.
Oggi direi che più che altro abbiamo accettato di patteggiare con le macchine (nessuno vorrebbe fare più a mano migliaia di conti senza usare un computer, o no?), ma una vena luddista rimane nei tanti lavoratori che non si sentono sicuri o motivati nel loro lavoro (ed evito accuratamente di fare esempi) e vedono nelle macchine una vera minaccia… piuttosto che una fonte di ulteriori possibilità; messaggio che “un saggio padrone” dovrebbe dare.
WU