Momento pesantezza. Scusate, in anticipo, ma questa (triste) storia la devo proprio raccontare (profondamente diversa da quest’altra). La cosa è stata fatta da penne (fra cui un ottimo articolo di Cardone su Il fatto quotidiano) e bocche certamente migliori e più autorevoli del sottoscritto, ma è un esempio di come in questo paese non si rema tutti nella stessa direzione. E non vorrei, inoltre, che rimanesse confinata agli addetti ai lavori (quali?). Sono certo che di casi del genere abbondiamo entro i confini nazionali (forse anche fuori, ma permettetemi di dare precedenza alla speranza di risolvere prima i problemi “nel nostro piatto”).
Sono passati ormai due anni da quando l’agenzia di consulenza Deloitte ha condotto la sua due diligence sulla gestione del CIRA (Centro Italiano Ricerche Aerospaziali) di Capua negli anni fra il 2011 ed il 2016 in cui è stata osservata una gestione quanto meno opaca (sempre, immagino, seguendo la regola “innocente fino a prova contraria”…).
La due diligence Deloitte ha identificato negli anni in questione una gestione anomala dei conti economici del centro con costi del personale e delle consulenze esterne lievitati a fronte di un taglio della manutenzione. Ah, il CIRA è tutt’ora considerato l’ente pubblico che paga meglio… La mancanza di manutenzione ha causato ovviamente danni, dice sempre la Deloitte (che non ha fatto certo il lavoro gratuitamente, a sua volta), alle attrezzature all’avanguardia del centro che sarebbe dovuta essere la punta di diamante della ricerca in Italia. Gli impianti sono, ovviamente, di proprietà dello stato italiano ed ora si parla di “investimenti” di venti milioni (!) per rimetterli in funzione propriamente.
I reati ipotizzati (la Deloitte non è una società di consulenza legale) sono: corruzione, abuso d’ufficio, concussione, reati societari, riciclaggio, truffa ai danni dello Stato, reati ambientali, sfruttamento del lavoro, delitti di criminalità organizzata, basta? No, la Deloitte ha fatto anche i nomi dei soggetti nei confronti dei quali siano emersi potenziali coinvolgimenti nelle vicende di interesse. Ometto la lista (26 nomi tutti ben noti nel panorama spaziale italiano e tutti ancora direttori generali o dirigenti, al CIRA o altrove… ASI inclusa). Ed è proprio nei confronti di questi soggetti che è stato richiesto di produrre delle lettere di interruzione cautelativa della prescrizione così da poter trasmettere la due diligence all’assemblea dei soci, che a sua volta doveva decidere se avviare o meno eventuali azioni di natura legale.
L’ASI (Agenzia Spaziale Italiana) è socio di maggioranza del CIRA e sta chiedendo formalmente e ripetutamente che il CIRA esegua le azioni emerse a suo carico. Che nel caso specifico sono (solo, per il momento) quelle di inviare le lettere di interruzione della prescrizione ai soggetti identificati che ricoprivano ruoli di comando nel periodo 2011-2016.
Il documento prodotto della Deloitte è comunque un rapporto tecnico e le considerazioni di natura giuridica dei soggetti identificati devono “essere accertati nell’ambito di più ampie valutazioni legali”. Ora, per far partire queste “ampie valutazioni legali” la primissima cosa da fare è assicurare l’interruzione della prescrizione attraverso l’invio delle opportune lettere. Lettere mai scritte e mai inviate. E sono passati tre anni.
L’ASI ha continuato a chiedere, in un crescendo di pressing, evidenza dell’invio di queste lettere ed il risultato è solo un puro, semplice, assordante silenzio.
Constatando la mancanza di fatti concreti e qualunque forma di risposta (certamente anche dovuti ai cambi ai vertici sia dell’ASI che del CIRA…) lo scorso 11 settembre l’ASI ha mandato una nuova, durissima lettera al “numero uno” del CIRA e agli altri quindici soci privati del centro di ricerca.
Il testo è più o meno: “Prendo atto con rammarico che il CIRA, nonostante il tempo trascorso e le ripetute richieste in tal senso formulate dal socio di maggioranza, non abbia ancora provveduto all’invio degli atti di messa in mora necessari alla interruzione della prescrizione né abbia posto in essere alcuna azione finalizzata al completamento del quadro giuridico e documentale necessario all’accertamento di eventuali danni e connesse responsabilità”. A cui segue una breve cronistoria dei vari solleciti (molti, ripeto da ex dirigenti ad ex dirigenti…che hanno cambiato poltrona con la fedina pulita…).
In sostanza l’ASI ha continuato ad insistere affinché il CIRA si adoperasse “mettendo in mora tutti gli amministratori potenzialmente responsabili dei danni connessi alle circostanze oggetto della Due Diligence, al fine di interrompere la prescrizione nei loro confronti e di salvaguardare il diritto di azione in capo ai Soci ex art. 2393 cod.civ.”.
A cui è seguito un ulteriore silenzio. Immancabile.
All’ennesima richiesta ASI ha fatto coro il sollecito degli altri soci privati (aziende del calibro di Thales e Leonardo, tanto per capirci…) che chiedono al CIRA di agire e porre in essere i necessari e non più rinviabili atti di interruzione della prescrizione.
Eravamo alla fine dello scorso mese, la scadenza era data per il 20 settembre. La settimana successiva le lettere, se scritte, erano ancora in qualche cassetto del CIRA. Appunto.
Ah, ovviamente a richiesta esplicita questi “dirigenti” non rilasciano alcuna dichiarazione, come natura vuole.
WU
PS. Io ho scritto questo post con questa colonna sonora qua (in particolare il pezzo:
quel naso triste come una salita
quegli occhi allegri da italiano in gita
e i francesi ci rispettano
che le balle ancora gli girano
e tu mi fai dobbiamo andare al cine…
…e vai al cine vacci tu