Uno di quei quadri che varrebbe la pena vedere almeno una volta nella vita (ah, per informazione il dipinto è oggi visitabile al Museo Ottó Herman di Miskolc) se non altro per l’alea di mistero che, giustamente, si porta dietro.
A prima vista il Vecchio Pescatore, di Tivadar Kosztka Csontváry, datato 1902 è il ritratto, appunto, di un pesatore. Vecchio, in una strana posa e, personalmente, neanche particolarmente bello (beh, io che non sono e non voglio essere un critico d’arte trovo molto più belli altri suoi dipinti).
Kosztka fu un pittore (per vocazione, dato che, farmacista per occupazione, pare avesse udito una voce comunicargli che sarebbe stato IL pittore… e già si intuisce il soggetto) espressionista ceco. Abbastanza eccentrico, vegetariano, anti-alcolista, anti-tabagista, visionario e schizofrenico, non fu particolarmente apprezzato in vita e men che meno in patria (come storia vuole).
Diciamo che a primo acchito il vecchio pescatore è un quadro, forse come tanti. E fino alla morte dell’artista in effetti il quadro fu considerato un anonimo ritratto. Fu però dopo qualche anno che qualcuno si prese la briga di fare uno strano esperimento.
Osservando meglio il quadro si nota una certa asimmetria fra la parte destra e quella sinistra. Lo sfondo, il volto del pescatore, le ombre, le mani, tutti particolari che sono in qualche modo diversi fa il lato destro e quello sinistro del dipinto.
L’esperimento fu, infatti, proprio quello di prendere uno specchio e piazzarlo al centro del dipinto in maniera da raddoppiare prima il lato destro del quadro e poi quello sinistro. Il mistero (ed in questo caso sono portato a crederci affettivamente dato che mi pare troppo strana come coincidenza per non esser stata pensata e realizzata di proposito) fu svelato.
Il vecchio pescatore si trasforma in due personaggi, antitetici. Il lato destro sembra un anziano in posizione di preghiera, su uno sfondo luminoso e con un mare calmo. Il lato destro, invece, è esattamente l’opposto; una figura inquietante, scura, minacciosa.
L’interpretazione (una delle possibili, effettivamente) del doppio ritratto in un singolo personaggio può essere quella della doppia natura, sempre co-presente e mai scindibile, dell’animo umano: il bene ed il male. Il lato divino e quello diabolico. Il Dio ed il diavolo che ciascuno cela (è il caso di dirlo) dentro di se.
Interpretazione a parte, ritengo notevole la realizzazione ed il modo di celare il messaggio da parte dell’artista. Una vera chicca.
WU