Needle rain

Negli anni ’60, quando lo spazio era una cosa seria le missioni si facevano veramente (incipit da nostalgico dell’era del boom spaziale, …tanto ormai l’avrete capito che sono in qualche modo space-oriented), il governo degli Stati Uniti si mise in testa di provare metodi di comunicazione passivi nello spazio. E visto che non stiamo parlando degli odierni carrozzoni industriali vacui e farraginosi, nel 1961 e nel 1963 (in piena Cold War paranoia) lanciarono le due missioni del progetto West Ford. Obiettivo: portare in orbita 480 milioni (480000000!) di aghetti di rame super sottili (17.8 x 0.0178 mm) che dovevano essere riflettori per le trasmissioni in banda X (attorno agli 8 GHz). In tutto nel quadro più ambizioso di creare un anello radio-riflettivo attorno alla Terra (inutile a dirlo per mettere gli US in grado di comunicare a lungo raggio, e senza l’utilizzo di vulnerabili cavi, nel caso dell’imminente guerra con la Russia).

Wow, ma. La prima missione del progetto fu un fallimento a causa di errori nel disegno degli aghetti e di effetti termici non propriamente considerati che impedirono la dispersione degli aghetti individualmente. La seconda missione fu solo un successo parziale; furono rilasciati solo (!) 120-215 milioni di aghetti.

Sia le orbite operative sia la forma degli aghetti furono scelte per avere un rapido rientro nell’atmosfera (per i più tecnici principalmente a causa della pressione di radiazione solare) e quindi non andare a produrre milioni di detriti. Oggi circa 144 detriti sono catalogati come appartenenti al progetto, principalmente i dispenser degli aghetti (46 ancora in orbita, inclusi alcuni ancora pieni) e si stima che solo il 20-25% di tutti gli aghi (troppo piccoli per essere tracciati da terra, ma comunque oggetti che viaggiano a qualcosa attorno ai 7 km/s!) siano stati correttamente rilasciati. Aggiungo anche che l’inquinamento causato da questa popolazione di aghetti non è solo di natura “fisica” (di sicuro attorno alla Terra orbita tanta spazzatura, gli aghetti non saranno quelli più pericolosi o più rilevanti, ma di certo quelli con una delle storie più strane), ma anche ottica e radio.

Dal 1989 NASA e JPL lavorano al tracciamento di detriti dell’ordine di 2-3 mm e pare che tutt’ora esista una nutrita ed opulenta popolazione di detriti di tali dimensioni in orbite compatibili con il progetto West Ford: molto probabilmente dei nugoli di aghetti…

Oggi è probabile che una parte degli aghetti sia effettivamente deorbitata (troppo piccoli per bruciarsi nell’atmosfera forse sono sepolti sotto i ghiacci polari), parte è ancora in orbita attorno alla Terra (probabilmente in forma di mucchietti) e parte è rimasta nell’orbita originaria (probabilmente attorno ai dispenser o al satellite che li ha portati in orbita).

Fallimento quasi completo: il principio di comunicazione globale a lungo raggio può funzionare, ma è richiesto un anello di dipoli molto più denso. In teoria.

WU

PS. Da West Ford in poi prima di lanciare nello spazio un esperimento che può causare “potentially harmful interference with activities of other State Parties in the peaceful exploration and use of outer space” è necessaria l’approvazione delle Nazioni Unite. La rete è piena di articoli più o meno seri e complottisti a riguardo: qui e qui due a mio avviso ben fatti. E qui un report di uno studio sul destino di questi space-needles.

Un pensiero su “Needle rain

  1. Pingback: Itsy bitsy spacecraft – Postils

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