Impostori intellettuali – l’affare Sokal

David Sokal è un professore di fisica presso la New York University. Sconosciuto ai più (compreso il sottoscritto) se non fosse per la sua beffa che nel 1996 ha iniziato (e sono certo non abbiamo finito!) ad accendere i riflettori sui meccanismi di selezione degli articoli scientifici/culturali. Qualche passo avanti è stato fatto, certo, ma come ormai saprete, la peer-review non è, IMHO, la soluzione, ma solo un male (lo stesso male: la mancanza di oggettività) edulcorato.

Ad ogni modo, 1996, Sokal pubblica un notevole articolo: Transgressing the Boundaries: Towards a Trasformative Hermeneutics of Quantum Gravity.

Eh?! Letteralmente qualcosa tipo: Violare le frontiere: verso una ermeneutica trasformativa della gravità quantistica.

TransgressingBoundaries.png

Già il titolo non si capisce o non vuol dire nulla (ma suona bene! E vedremo fra poco che questo è un must!); l’articolo, poi, non era altro che un collage di frase senza senso. Si sosteneva una fanta-tesi secondo cui la gravità quantistica non fosse altro che un costrutto, tutto umano, sociale e linguistico.

Effettivamente più che una beffa potrebbe essere descritto come un esperimento sociale, in cui l’autore vuole dimostrare (e ci riesce egregiamente) che il meccanismo di selezione dei contenuti scientifici e divulgativi non è sano. In particolare si basa, secondo l’autore, sul fatto che le frasi (ripeto, appiccicate l’un l’altra senza senso) suonino bene e, soprattutto, che fossero in qualche modo in accordo con i presupposti ideologici dei redattori/curatori della rivista specifica.

Here my aim is to carry these deep analyses one step further, by taking account of recent developments in quantum gravity: the emerging branch of physics in which Heisenberg’s quantum mechanics and Einstein’s general relativity are at once synthesized and superseded. In quantum gravity, as we shall see, the space-time manifold ceases to exist as an objective physical reality; geometry becomes relational and contextual; and the foundational conceptual categories of prior science — among them, existence itself — become problematized and relativized. This conceptual revolution, I will argue, has profound implications for the content of a future postmodern and liberatory science

Questo secondo punto fu declinato da Sokal inserendo il termine femminista (tema caro alla rivista su cui l’articolo fu pubblicato, “Social Text”) ben 35 volte all’interno dell’articolo… che non dimentichiamoci parlava di gravità quantistica! La cosa fu fatta con locuzioni (tipo “algebra femminista”… qualunque cosa significhi) o mediante similitudini (“proprio come le femministe liberali…”).

Sokal descrisse l’articolo (ed anche questa sembrerebbe un pezzo dell’articolo stesso…) come “un pastiche di ideologie di sinistra, riferimenti ossequiosi, citazioni grandiose e prive di senso, strutturato attorno alle più sciocche frasi di accademici postmodernisti che avevo potuto trovare riguardo alla fisica e alla matematica“.

Quello che ci (mi) rimane è che l’attendibilità delle riviste scientifiche o di settore è comunque molto bassa (e di certo un articolo che “suona bene” e compiace l’editore ha molte chances di essere pubblicato…), tanta tristezza per l’egregia riuscita dell’esperimento, ma principalmente il fatto di aver capito da dove il Conte Mascetti ha tirato fuori l’idea della sua Supercazzola.

WU

2 pensieri su “Impostori intellettuali – l’affare Sokal

  1. Aspetta, non ti allargare così tanto sulle conclusioni. Ci sono si le cosiddette riviste predatrici che accettano tutto senza guardare (https://www.sciencealert.com/journal-accepts-paper-titled-get-me-off-your-f-cking-mailing-list), ma per fortuna ci sono anche tante riviste serie ed attendibili. Ci cominciano anche ad essere riviste che finalmente accettano dati negativi e riproduzioni di studi passati (iScience è il primo che mi viene in mente adesso), proprio per incoraggiare a non nascondere niente.

    In più la comunità scientifica non è poi così grande e quindi se qualcuno pubblica dati non riproducibili gli altri prima o poi lo scoprono.
    Ci sono tante iniziative atte ad arginare le bad practices nella scienza (da retraction watch a questo progetto sulla riproducibilità: https://osf.io/).

    Non si può fare di tutta l’erba un fascio. Sono d’accordo che il sistema di peer review dove si lavora gratis per garantire l’esistenza di giornali scientifici sia un sistema quantomeno perfettibile, ma la ricerca nel complesso resta affidabile. Guarda gli enormi passi avanti fatti nelle cure dei tumori, giusto per citare un esempio.

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    1. Grazie per la puntualizzazione. Generalizzare fa correre questo rischio ed effettivamente esistono lodevoli eccezioni e passi avanti ne stiamo facendo. Posso però dire che la grande maggioranza delle riviste con cui mi è capitato di avere a che fare fanno, ahimè, parte della prima categoria che citi…

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