Quanto basta

Tra le tante espressioni che penso di non aver mai capito e che pur uso (e leggo) vi è “quanto basta”.

Tipico di ricette e cuochi di lungo corso (e.g. nonne) mi ha sempre fatto sentire un cretino. Come se si dovesse sapere quanto sale (farina, zucchero etc.) basta. E poi basta per fare cosa? E se io mangio salato, tu agrodolce e quell’altro lo vuole in crosta di sale? Ovviamente non esistono risposte universali e men che meno gusti (e meno male), ma sancire che alcune cose servono “quanto basta” presuppone una specie di coscienza distribuita e valida per più individui.

Io comunque non mi so regolare e se proprio avessi saputo farlo da me non avrei avuto bisogno di una ricetta o (o di un mentore) che me lo ricordasse. E se ci spostiamo un po’ dall’ambito culinario? Tipo “nella vita serve pazienza”. Certo. Quanto basta o di più?

Diciamo pure che “quanto basta” rientra tra quelle espressioni sufficientemente generiche da voler dire tutto e nulla. Perfetta per riempire buchi logici e numerici (tipo dosi e quantità) e per invogliare a mettere un po di buon senso nelle cose, ma non ditemi che serve a qualcosa se la troviamo scritta da qualche parte.

E le ricette non sono per me, in questo momento, che metafore degli ingredienti che mi servono nella vita. Ancora non ho capito quali sono, figuriamoci se so quanto ne basta.

WU

PS. E come sempre XKCD qui lo dice molto meglio di me…

xkcd090216

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